GABRIEL FAURÉ - PASQUALE CORRADO / SHACKLETON

INNER_SPACES AUTUNNALE 2024 - CHIAROSCURO

ph. soukizy.com

Lunedì, 4 Novembre

h.20.30 Auditorium San Fedele

CONCERTO

GABRIEL FAURÉ – PASQUALE CORRADO
Requiem – première
Syntax Ensemble

SHACKLETON
The Purge of Tomorrow

Percussioni, Takumi Motokawa

21€/17€ (riduzione studenti solo in biglietteria – Via Hoepli 3/B lun-ven 10:00 – 16:00)
 
in collaborazione con Syntax Ensemble

Una grande meditazione sulla morte e sulla vita impernia il programma del 4 novembre.

Requiem (35’ ca), il nuovo lavoro composto da Pasquale Corrado per voce, ensemble, sintetizzatori ed elettronica, è eseguito in prima assoluta dal Syntax Ensemble, composto da nove musicisti, e diretto dallo stesso autore. Si tratta di una rielaborazione di un capolavoro della storia della musica, il Requiem che Gabriel Fauré scrisse nel 1886 in memoria del padre. Il brano segue le orme del Requiem di Fauré ricalcandone i contorni e perdendosi nella suggestione dei momenti peculiari. La partitura di Corrado si articola nello stesso numero di sezioni del Requiem di Fauré ma con durate differenti. Le figure gestuali ed articolative del Requiem, sia vocali che strumentali, riecheggiano all’interno della scrittura filtrate da processi che ne evidenziano tessiture timbriche, progressioni armoniche, pulsazioni ritmiche e densità di colori. Il mistero della morte è contemplato alla luce della speranza cristiana, in una forma musicale che segue la preghiera liturgica per i defunti. Nel Requiem di Fauré è assente ogni violenza e ogni contrasto; in esso prevale un sentimento di rassegnazione e di abbandono, a volte si potrebbe addirittura dire un desiderio di assenza e di silenzio, infatti Fauré ha centrato il suo Requiem sull’idea dell’eterno riposo. Il suo lavoro comincia e finisce con la parola requiem, che è d’altronde messa nel massimo rilievo ogni volta che ricorre nel testo. Decisamente lirico è tutto il Requiem, di un lirismo sommesso e intimo, che rifugge da ogni esteriore amplificazione sonora, ed è invece animato da una profonda melanconia. La raffinatezza delle tinte, la sobrietà del canto, l’eleganza dell’esposizione, la discrezione del porgere non nascondono nel Requiem dì Fauré la solitudine amara di chi ha preso coscienza della sconsolata impotenza dell’uomo e ne esprime una dolente, equilibrata accettazione.

 

Nella seconda parte, il britannico Shackleton, residente a Berlino, torna dopo due anni al San Fedele questa volta in compagnia del musicista Takumi Motokawa alle percussioni per un nuovissimo lavoro in uscita a ottobre. Il mondo sonoro di Shackleton fa pensare a viaggi notturni, alle ore crepuscolari o alle prime ore dell’alba quando la luce è soffusa, tenue e ancora non permette di distinguere bene i contorni, in cui appaiono visioni musicali suggestive, oniriche, a volte familiari a volte inquietanti, con immagini di tempi antichi che riemergono nella penombra. La spazializzazione della musica di Shackleton con il sistema audio di San Fedele è particolarmente efficace vista la tendenza dell’artista a procedere mediante una composizione stratificata degli elementi con diversi piani sonori sovrapposti. In generale, emergono in primo piano elementi melodici o di voce parlata o sussurrata ed elementi ritmici spesso in poliritmia, e in secondo e in terzo piano altri elementi che possono essere risonanze o elementi evocativi, come ad esempio frammenti frapposti, che stanno in mezzo, nelle pieghe di un ampio tessuto. In uno spazio acusmatico come questo, la ricchezza dei differenti piani sonori della musica di Shackleton invece di essere compattata e compressa viene al contrario dispiegata, allargata, amplificata e manifestata in tutta la sua poliedricità.