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14/04/2012

h.19 Auditorium San Fedele

 

Affreschi elettronici II

Pauline Oliveros (1932)
Bye Bye Butterfly (1967) 8’05

Amon Tobin (1972)
Back From Space (da Out From Out Where 2002) 4’52

Grm Experience [Christian Fennesz, Mika Vainio e Christian Zanesi]
Dark Landscape (2004) 2’30

Iannis Xenakis (1922-2001)
Concret Ph (1958) 2’44

Grm Experience
Waves 5’20

Amon Tobin
Triple Science (da Out From Out Where) 4’58

Grm Experience
First Shadows 1’46

Amon Tobin
Marine Machine (da Supermodified 2000) 5’41

Ake Parmerud (1953)
Dreaming In Darkness (2005) 8’10

Grm Experience
Nostalgia 6’32

Amon Tobin
One Day In My Garden (da Bricolage 1997) 5’44

Grm Experience
Transfers 7’17

Hugh Le Caine (1914-1977)
Dripsody (1955) 1’28

Aphex Twin (1971)
Avril 14th (da Drukqs 2001) 2’

Interpretazione acusmatica: Dante Tanzi

Affreschi elettronici II

Secondo programma sperimentale dal punto di vista della composizione, affresco polimorfo con contributi provenienti da diverse correnti di musica elettronica degli ultimi sessant’anni, tra cui la musica acusmatica, il rock progressivo e l’IDM.
L’itinerario di ascolto dell’ultimo programma è costruito attorno ad alcuni lavori di Amon Tobin e l’opera GRM Experience, frutto della collaborazione fra tre musicisti molto diversi: il chitarrista austriaco Christian Fennesz, Mika Vainio del duo finlandese dei Pan Sonic e Christian Zanesi, proveniente dal Groupe de Recherchers Musicales di Parigi.
Tutto inizia con un viaggio in un passato virtuale per dire addio alle reminiscenze ottocentesche. Pauline Oliveros incorpora passaggi di un disco della Butterfly di Puccini trovato nello studio in cui lavorava a un suo brano, intitolata appunto Bye bye Butterflye. Il brano è stato eseguito e registrato in tempo reale, utilizzando due oscillatori, due amplificatori di linea in cascata, un giradischi con un disco e un dispositivo di delay.
In Back from space di Amon Tobin emergono temi di Debussy e Mussorgsky, con una sospensione finale wagneriana, a conferma del virtuosismo di Tobin che riesce a integrare nei suoi brani campionamenti tratti dai più diversi contesti musicali. Si incontra spesso in Tobin la tematica degli eserciti di robot, di battaglie da fantascienza (Triple Science). Ma anche l’onirismo felliniano in Marine Machines e la velata nostalgia di bossa nova e di atmosfere di Bella vita degli anni ’60.
Alla teatralità barocca di Tobin fa contrasto la concezione più astratta e geometrica delle sezioni di GRM Experience, all’origine una performance di tre artisti al laptop collegati con un acusmonium. Predominano glitch, scarti, errori digitali, sibili, asperità, suono destrutturato. Di questa linea era stato precursore Iannis Xenakis che nel 1958 realizzò per il Padiglione Philips di Bruxelles il breve Concret PH, rimasto una pietra miliare della musica elettronica, registra suoni e crepitii di carbone che brucia e salta, poi vengono trasposti e strutturati con l’applicazione di teorie probabilistiche.
Al centro, a metà cammino e a giusta distanza tra le due tendenze opposte, vi è Dreaming in Darkness dello svedese Ake Parmerud. Il tema della notte e del sogno è esplicito, lungo e a tratti inquieto paesaggio notturno di oggi, tra sogno e realtà, a metà pezzo emerge una musica Techno, integrata nell’atmosfera dell’incubo cui partecipa l’ascoltatore che alla fine è svegliato dalle campane e dal telefono.
L’affresco elettronico termina con un saluto virtuosistico di ghirlande sonore e arpeggi di Hughe Le Caine realizzato nel 1955: Dirpsody, cui risponde come un clin d’oeil 14th April di Aphex Twin.