Archivio
06/03/2017
h.21 Auditorium San Fedele
Asmus Tietchens
Live
Bernard Parmegiani
La Roue Ferris (1971)
L’oeil écoute (1970)
Ingegnere del suono: Filippo Berbenni
In collaborazione con Goethe-Institut Mailand
Nella prima parte vengono proposti due brani del maestro Bernard Parmégiani, datati agli inizi degli anni Settanta: una nuova occasione per approfondire la matrice acusmatica di INNER_SPACES, rassegna nata con lo scopo di valorizzare la dimensione dell’ascolto durante le performance di musica elettronica in una sala dotata di acusmonium, impianto di diffusione per spazializzare il suono. “La Roue Ferris” e “L’oeil écoute” rappresentano le realizzazioni più riuscite del compositore francese nel suo intento di ricreare il moto perpetuo non nel senso dell’illusione musicale di un movimento ininterrotto ma cogliendo “l’istante perpetuo”.
Dopo l’ultima tournée del 2011, ritorna in Italia, a San Fedele, il tedesco Asmus Tietchens, veterano della musica elettronica europea, classe 1947. Dagli anni Settanta fino ad oggi, il compositore di Amburgo ha sempre aperto gli occhi e gli orecchi sugli scenari musicali emersi nel corso degli anni (dal Kraut-rock all’industrial, dal glitch al noise, dal bruitage concret alle esperienze elettroacustiche), riuscendo tuttavia a trovare nelle sue numerose produzioni un suono e prospettive compositive personali, guidato da una visione dell’arte musicale rigorosa e coerente. Attivo fin dagli anni ’60, Asmus Tietchens è specialista della registrazione e manipolazione dei suoni, caratterizzandosi per l’attitudine di spingere più in avanti possibile le barriere dell’udibile. Ha pubblicato oltre 70 CD per labels di tutto il mondo (Staalplaat, Multimood, line, aufabwgeen, Die Stadt, Soleilmoon, Korm Plastics, United Dairies, etc.) e ha collaborato con sound artists come Thomas Köner, Vidna Obmana, Okko Bekker, Achim Wollscheid. Nell’arco di 40 anni la sua musica si è evoluta dalle prime sonorità ritmiche degli esperimenti con registratori, tape loops, drum machines, synth e suoni concreti, verso una libera manipolazione del suono con grande sensibilità per le fonti utilizzate. In una intervista di qualche anno fa, l’artista puntualizzava che senso avessero per lui il “nuovo” in musica e il suono:
“Il termine nuovo è a doppio taglio. Rispetto alla musica elettroacustica, il nuovo è già stato inventato 60 anni fa. Non si può riaprire continuamente il cerchio. Però si possono cambiare le strategie estetiche e integrarle con nuove idee. Nuovi strumenti (come i computer) non generano nuova musica, ma possono condurre metodi e tecniche alla perfezione, così come contribuire a raggiungere ulteriori sviluppi musicali. Inoltre, sono del parere che l’equazione ‘nuovo = buono’ non sia necessariamente esatta. Nuovo, per me, è prima di tutto una categoria e non una garanzia di qualità.
Il suono è una componente particolarmente importante e fondamentale delle mie composizioni. Accade spesso che mi ritrovi a lavorare sia sul suono di una serie di segnali sia sulla struttura del pezzo stesso. Il termine moderno ‘suono’ veniva chiamato ‘tonalità’ in passato. In questo senso, Claude Debussy è stato il primo artista del suono all’inizio del Novecento.
Dal momento che io lavoro e compongo principalmente in studio, molto coscienziosamente e con un piano distinto in mente, l’improvvisazione gioca un ruolo subalterno per me come compositore. Come ascoltatore, però, apprezzo molto le improvvisazioni riuscite di altri musicisti.”