BARRY TRUAX / OVAL

INNER_SPACES AUTUNNALE 2022

truax innerspaces
oval ionnerspaces

Lunedì 10 Ottobre


h.18
Auditorium San Fedele

“WITH MY EYES FULL OF SOUNDS”

Seminario di presentazione della nuova edizione italiana de Il paesaggio sonoro di R. Murray Schafer (Ricordi-LIM, 2022)

Intervengono:
Sabine Breitsameter
Giovanni Cestino
Nicola Scaldaferri
Barry Truax

modera: Maurizio Corbella

In collaborazione con:
Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali, Università degli Studi di Milano (Laboratorio didattico Dal suono alla musica: le pratiche dell’ascolto)
LEAV – Laboratorio di Etnografia Audiovisuale, Università degli Studi di Milano

Ingresso libero

 

 

h.21 Auditorium San Fedele

CONCERTO

BARRY TRUAX 
Riverrun (1986, 20′)
Rainforest Raven (2020, 11′)
The Shaman Ascending (2005, 15′)

OVAL 
Live set 

Regia del suono: Giovanni Cospito, Massimo Colombo

In collaborazione con Goethe Institut Mailand, Conservatorio di Musica G. Verdi di Milano, Università degli Studi di Milano

Serata storica con la presenza del canadese Barry Truax (1945) a Milano in veste di professore, con due giorni di masterclass al Conservatorio, e di interprete nell’Auditorium San Fedele. Ha studiato con Murray Schafer e ha subito partecipato al World Soundscape Project riservando sempre un grande interesse all’ecologia acustica. Ha insegnato fino al 2015 alla Simon Fraser University. Pioniere della musica colta su computer, nel 1972 ha creato PODX, un sistema di sintesi e composizione digitale, che da allora ha utilizzato, in combinazione con tecniche tradizionali e altre tecniche elettroniche, nella maggior parte dei suoi lavori. Presenterà tre opere elettroniche di differenti momenti della sua produzione.
Riverrun del 1986 a otto canali, commissionato dalla Biennale di Venezia, il titolo è la prima parola in Finnegan’s Wake di James Joyce. Il compositore ha voluto creare un ambiente sonoro in cui stasi e flusso, solidità e movimento coesistono in un equilibrio dinamico. La metafora corrispondente è quella di un fiume, sempre in movimento eppure apparentemente permanente. Dal più piccolo ruscello alla forza più piena della sua massa, un fiume è formato da un insieme di innumerevoli goccioline e sorgenti. Così anche con il suono in questa composizione che si basa sulla più piccola ‘unità’ di suono possibile per creare trame e masse più grandi. L’opera è interamente realizzata con il metodo di produzione del suono noto come sintesi granulare. Con questo metodo si producono piccole unità o “granuli” di suono, con ogni granello avente una frequenza e una durata definite separatamente.
Il paradosso fondamentale della sintesi granulare suggerisce una relazione metaforica con il fiume il cui potere si basa sull’accumulo di innumerevoli “impotenti” goccioline d’acqua. La sezione di apertura del lavoro ritrae quell’accumulo, mentre le singole “goccioline” di suono si moltiplicano gradualmente in una potente trama a banda larga.
Tutti i suoni in questo brano sono stati generati con sintesi in tempo reale dal processore di segnale digitale DMX-1000.
– Seguirà la più recente Rainforest Raven, del 2020, a otto canali, composizione di paesaggi sonori, viaggio attraverso una foresta pluviale della West Coast, iniziando con l’acqua che gocciola dalle sporgenze rocciose ai margini della foresta. Guidati da un corvo, la traiettoria emotiva complessiva per l’ascoltatore si sposta da una componente gioiosa a una molto cupa, e alla fine riemerge la luce del giorno.
– Si conclude con The Shaman Ascending (2005), a otto canali, vigorosa composizione che evoca l’immaginario di una figura sciamanica tradizionale che canta nella ricerca dell’estasi spirituale. L’ascoltatore è collocato all’interno di un cerchio di altoparlanti attorno al quale con i fonemi turbinano ad alta velocità seguendo uno sviluppo timbrico. Il lavoro procede in stadi crescenti di complessità man mano che lo sciamano ascende verso uno stato spirituale superiore. L’opera e il suo titolo sono ispirati da una coppia di sculture Inuit canadesi di John Terriak con lo stesso nome, oltre al canto di gola degli Inuit. Tutto il materiale vocale ascoltato nel pezzo deriva dalla registrazione del basso Derrick Christian di Vancouver.

Concluderà Markus Popp (1968), alias Oval, responsabile negli anni ‘90 della creazione del glitch in quanto stile codificato dell’elettronica sperimentale; con l’album Systemisch del 1994, Popp ha dato forma a un compendio tra la “musique concrète” degli anni ’50 e gli stilemi ambient-techno che si sarebbero consolidati in quello stesso decennio, utilizzando suoni riprodotti e campionati di CD difettosi o scalfiti, un’impresa tale da influenzare l’estetica di molti altri autori sino ai giorni nostri.
Il progetto Oval nel corso degli anni si rinnova. Nel 2010, con l’EP Oh e il doppio CD O (premiati da Ars Electronica) inaugura un nuovo stile organico iperreale Si esplora un vasto spettro che va dalle scene e vignette pop delicate e sofisticate a motivi ripetuti elettroacustici brutalmente interrotti, abbondano i motivi chitarristici spigolosi e in collisione, accompagnati da una batteria acustica “libera”, ma ultra precisa. L’album O comporta 50 vignette lunatiche con frasi e strutture poliritmiche artigianali, piene di minuscole risonanze e dettagli che si sommano a melodie fluide e senza tempo.
L’ultima fase artistica di Markus Popp con l’album Scis e l’EP Eksploio fa apparire una nuova tavolozza di suoni inserendo una ritrovata atmosfera di giocosità nelle sue complesse architetture. L’autore sovverte gli elementi costitutivi della musica da club con le ritmiche elettroniche che diventano trainanti, ma trattate come da uno strumentista. Oval si raggira in uno spazio limitato in cui lavorare ed esplora tutte le possibili strade creative all’interno di tale struttura. Si fa vivo l’elemento umano con modelli sonori realizzati da una serie di strumenti acustici. I suoni provenienti da pianoforte, fiati e archi sono stati trattati e scolpiti in strati sonori intricati. Ne risulta una certa forma libera nell’insieme dei brani, un’atmosfera improvvisata, non nascondendosi mai dietro “l’astrazione elettronica” ma piuttosto impegnandosi in un dialogo musicale con l’ascoltatore.