KMRU / Valentina Magaletti
INNER_SPACES AUTUNNALE 2022
Martedì 22 Novembre
h.21 Auditorium San Fedele
CONCERTO
KMRU
live set
VALENTINA MAGALETTI
Live set
In sinergia con il Linecheck Musicfestival, per la loro serata di apertura, un programma con due artisti tra i più apprezzati in questo momento, il giovanissimo keniota Joseph Kamaru (1997), alias KMRU, e Valentina Magaletti, percussionista con base a Londra. Due concezioni musicali in contrasto ma non contrapposte. Una, levigata sulla soglia della delicatezza e delle luminosità diafane ed esposta a una temporalità aperta e metafisica. L’altra più legata alla dimensione performativa mediante strumenti percussivi, sognante e fantasiosa, in evoluzione e in bilico tra l’aspetto ritmico affermativo e l’evanescenza sonora che integra i parametri della fragilità e dell’impermanenza.
L’arte di KMRU si serve di pochi elementi ma li trasfigura in forme e universi sonori di ampio respiro, in cui il tempo sembra sospeso e i suoni ambientali vengono trasformati in tenue melodie volubili in loop, ma senza freddezza, apparendo come una lontana fiaccola viva che mai si spegne. A volte il flusso sonoro cresce e sovrabbonda ma senza straripare, rimanendo sempre in un ambito di compostezza e misura.
KMRU è un musicista ambient che apre le sua orecchie sui suoni del mondo, intitolava così Philip Sherburne della rivista Pitchfork una sua intervista all’artista. In un modo che stupisce, i suoni dell’ambiente circostante li riavvolge in musica ambient meditativa. Riprese sonore istantanee con il suo registratore portatile vengono raggruppate in brani con droni dilatati, finché i punti di riferimento del mondo reale si dissolvono in foschia.
L’album che l’ha reso noto, Peel, del 2020, uscito per Editions Mego, Un’opera audio di profondità materica che intreccia campi e registrazioni acustiche insieme a un’elettronica sottile per creare un arazzo emotivamente coinvolgente. Da quella data, le produzioni del musicista africano residente a Berlino si sono moltiplicate, a volte uscendo dalla sua cifra stilistica, come in Logue, del 2021, sotto l’influenza del minimalismo americano, del postrock, con ampie stratificazioni sonore composte dai sintetizzatori e da batterie elettroniche.
Ben diverso il percorso di Valentina Magaletti. Al centro della sua ricerca da diversi anni è la riformulazione di un altro modo di concepire e ascoltare l’universo sonoro della batteria e delle percussioni. Come spiega lei stessa in una recente (ottobre 2022) intervista del giornalista Alberto Campo:
“Cerco un approccio differente allo strumento, allontanandomi dalla convenzione che ingabbia la batteria. Mi piace rompere gli schemi e variare l’assetto stesso del kit: niente piatti, la cassa sollevata da terra e così via”.
Ciò evidentemente confuta il luogo comune secondo il quale la batteria è strumento secondario, inadatto alla narrazione:
“A suo modo parla invece, come qualsiasi altro strumento, ad esempio il pianoforte, anch’esso a percussione. Io con la batteria racconto storie. Per me, e lo dico anzitutto da ascoltatrice, la differenza la fanno i batteristi capaci di comunicare, al di là della bravura tecnica, che in sé non costituisce un valore assoluto”.
L’attesa a Milano del progetto della percussionista mantiene questi dati di imprevedibilità, di ricerca costante dell’artista, che svelerà la sua direzione proprio nel momento del liveset.